Fuoco amico su Monti è da irresponsabili

Fuoco amico su Monti è da irresponsabili

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Antonella Rampino, pubblicata su La Stampa di giovedì 9 agosto 2012

Colpire il premier col fuoco amico sarebbe da irresponsabili, l`Italia ora si pone alla guida dell`integrazione europea.

Enrico Letta, che valutazione dà delle dichiarazioni del presidente del Consiglio allo Spiegel e al Wall Street Journal, e delle polemiche che ne sono seguite?

«Sono vicende che purtroppo ci ricordano come solo in Italia si guardi al dito invece che alla luna, riducendo tutto  a piccola polemica provinciale…. Quella frase sugli spread che con Berlusconi oggi sarebbero a quota 1200 era assolutamente minore. Un dettaglio, un inciso in un`intervista di ampio respiro sull`Italia. Il Pdl s`è sentito offeso. E all`estero sembra così che tutta la politica italiana non colga la gravità della crisi in cui siamo immersi».

È un dato di realtà che il precedente governo si sia dovuto dimettere nell`incalzare degli spread, ma molti – soprattutto nel Pdl – interpretano le uscite di Monti con la stampa straniera come atti politici che guardano al 2013, marcando la sua leadership. È così?

«Credo ci si dovrebbe rendere conto che l`Italia, con Monti e con quelle due interviste, è all`attacco sulla scena europea. Quel che Monti intende comunicare è che l`Italia si pone alla guida dell`integrazione europea su una linea diversa da quella conservatrice della Germania di Merkel. Per questo che si riduca tutto a uno sgarbo a Berlusconi, come ha fatto il Pdl, è incredibile: emerge una leadership alternativa a quella tedesca, fortemente sostenuta dagli Stati Uniti, e dietro la quale si è schierata la Spagna. E la politica italiana che fa? Riduce tutto a una bega interna? Un non-sense. Anche perché tutto il mondo sa che con Berlusconi al posto di Monti, oggi gli spread sarebbero a livelli portoghesi se non greci.».

Lei vede una strategia politica e comunicativa nelle interviste internazionali di Monti. Ci spieghi meglio, visto anche che lo conosce bene.

«Secondo me Monti sta “parlando” anzitutto a due interlocutori: l`opinione pubblica tedesca e il presidente francese. Alla Germania dice che continuando su una linea di corto respiro fallisce l`Europa e fallisce la stessa Germania, che prospera solo con un`Unione forte e solidale. E sulla Francia Monti lancia una vera e propria sfida, perché Hollande che si trova ad avere bassi livelli di spread può essere tentato dal mettersi in una posizione alla Sarkozy: subordinato alla Germania, in cambio della protezione tedesca. Mentre l`Europa ha bisogno della Francia, non di una Francia tedesca».

Un disegno a orizzonte lungo. Intanto la crisi morde. Che rischi corriamo, ad agosto?

«I rischi ci sono, dover attendere per il 12 settembre la decisione della Corte suprema tedesca sul nuovo fondo salvastati ci espone a un mese di incertezze. A rendere evidente il rischio sono state proprio le reazioni all`intervista allo Spiegel. Le parole di Monti sul ruolo dei parlamenti erano legate proprio all`insopportabile sgarbo che l`Italia e tutto il Consiglio Europeo hanno patito il 29 giugno, con Merkel che ha usato il calendario del Bundestag per cercare di condizionare l`esito del vertice. Monti allo Spiegel ha in sostanza spiegato che la Germania non può credere di essere la sola ad avere un Parlamento e una Costituzione da rispettare, e che la Bundesbank non è la Bce. È una sfida per la costruzione europea e per uscire dalla recessione, in una partita che è in corso e che diventerà decisiva a settembre. Per questo è irresponsabile che Monti venga colpito da fuoco amico, in casa».

La Spd ieri ha proposto una riforma costituzionale per l`unità di bilancio della Ue, in modo da spianare la strada agli eurobond. È propaganda in vista del 2013?

«No, è la vera novità che può arrivare dal 2013. La Spd rompe un tabù, e apre alla possibilità di una Germania non più dominata da una logica difensiva».

Si farà la legge elettorale?

«Credo proprio di sì. Sarebbe un segno di maturità politica per l`Italia tutta. Le basi per un accordo ci sono, e si può così rilegittimare i partiti. Del resto Napolitano ci ha giustamente richiamati, ancora una volta, alla necessità di riforme, e dobbiamo dar seguito al suo appello».