Senza il Nord sarà una vittoria dimezzata

Senza il Nord sarà una vittoria dimezzata

“Cruciale il voto veneto e lombardo. Le priorità: legge elettorale e meno tasse sul lavoro Le riforme? Anche con Grillo” Intervista pubblicata il 18 febbraio su L’Arena.

VERSO LE ELEZIONI. Il vicesegretario del Partito democratico invita al voto utile contro il rischio di un’asse leghista tra Piemonte, Lombardia e Veneto. Letta (Pd): «Cruciale il voto veneto e lombardo. Le priorità: legge elettorale e meno tasse sul lavoro Le riforme? Anche con Grillo»

Verona. Il ciclone Grillo da una parte, l’incognita Giannino dall’altra e come se non bastasse la Lega che punta sulla Macroregione con il patto di Sirmione. Il Pd deve fare i conti nel Veneto con una serie di sorprese anche se, assicura il vicesegretario nazionale Enrico Letta, per il Partito Democratico «tira un’aria positiva».

La Lega punta a unificare il Nord per contrapporlo a Roma e avere più potere contrattuale: in questo modo la vittoria in Lombardia diventa strategica per il Carroccio.

Il patto di Sirmione farà la fine del parlamento di Mantova, una delle tante fanfaronate senza effetti concreti sulla vita delle persone.

Ma c’è un pericolo reale se Veneto, Piemonte e Lombardia saranno sotto la stessa bandiera leghista?

Noi vogliamo soprattutto che non si crei la situazione di un governo nazionale di centrosinistra che si trovi contro le tre Regioni del Nord governate da tre leghisti. Vedo un rischio enorme: che quella, se Maroni vince in Lombardia, diventi la vera opposizione.

È ciò che la Lega vuole…

È la cosa più insidiosa, ma uno scontro tra centro e nord farebbe male al nord. Ecco perché qui si gioca la partita dei prossimi 5 anni. Noi dobbiamo combattere e chiedere il voto utile in Lombardia e provare a vincere al Senato in Veneto: sarebbe la dimostrazione che Zaia non ha più la maggioranza. Altrimenti rischiamo una “vittoria dimezzata” che creerebbe problemi per il“dopo”.

E poi ci sono i due nuovi movimenti che stanno attirando voti: c’è un sentimento diffuso di ostilità nei confronti dei partiti tradizionali anche alla luce degli ultimi scandali, no?

Il fatto che gli scandali pesino così tanto e che la campagna elettorale abbia preso il tono, tranne che da parte nostra, di mirabolanti promesse, ha aiutato i due movimenti “non tradizionali”, Grillo e Giannino….

Basta essere “nuovi” per avere una marcia in più?

Oggi è così, e questi due movimenti sono cresciuti a scapito di Berlusconi e soprattutto della Lega, tanto che Lombardia e Veneto sono, oggi, partite disputabili per il centrosinistra.

Quindi Grillo vi «aiuta»?

Sì, con questa legge elettorale, la dinamica ci sta “aiutando”.

Ritiene possibile un bis delle larghe intese?

È plausibile per metà: la legge elettorale una maggioranza la dà, e l’incertezza al Senato è legata a un dato: se avremo la maggioranza da soli o se avremo bisogno di Monti. In ogni caso vogliamo una legislatura costituente per fare le riforme, a partire dal Titolo V.

Correggerete la vostra riforma? È un mea culpa?

Il principio di quella riforma era giusto, ma ci sono stati degli errori: la politica energetica, ad esempio, va gestita a livello centralizzato.. E comunque i 12 anni alle spalle ci insegnano che le riforme a maggioranza semplice non funzionano. Perciò dovremo farle insieme: con Grillo, Pdl, Monti…

Anche con Grillo?

Noi vogliamo, come prime cose, una legge anticorruzione, una nuova legge elettorale con doppio turno di collegio e il dimezzamento del numero di parlamentari. Credo che con Grillo si possa fare. E noi siamo gli unici che hanno la credibilità per farlo perché, con le nostre primarie, abbiamo già rottamato il Porcellum.

Condividete il pacchetto di proposte di Confindustria?

Il loro contributo è molto positivo, affronta i problemi, con alcuni slanci forse troppo ottimistici. Ma c’è assoluta sintonia sulla necessità di ridurre le tasse sul lavoro e sulla volontà di trattare con Bruxelles per emettere Btp per pagare i debiti dello Stato alle imprese: noi diciamo 10 miliardi subito.

Abbattere le tasse si può? Se sì, come e quali per prime?

Per tagliare le tasse servono una riduzione della spesa e una credibilità internazionale: cento punti di spread sono 5 miliardi l’anno; se scendiamo in modo strutturale dai 400 dell’anno scorso a 200, recuperiamo 10 miliardi, con cui ridurre subito l’Irap e le tasse sul lavoro. In seconda battuta, intervenire sull’Imu, alzando la franchigia a 500 euro.

Quali altre discontinuità rispetto al passato?

Vogliamo rimettere al centro l’economia reale, basta con la sola finanza. Con Tremonti c’è stato un attacco “a una punta”,, come Ibrahimovic, con il ministero dell’Economia al centro, il che vuol dire economia finanziaria. Berlusconi ha però distrutto il ministero dello Sviluppo economico, mentre noi vogliamo dare pari peso ai due ministeri: un attacco a due punte, come Balotelli-El Shaarawi»