Di Pietro ha scavato il fosso con il Pd, Pdl collabori

Di Pietro ha scavato il fosso con il Pd, Pdl collabori

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Teresa Bartoli pubblicata su Il Mattino venerdì 13 gennaio 2012

Di Pietro ha «scavato un fossato tra noi», il Pdl deve collaborare alla riforma «altrimenti sarebbe tutto più complicato, anche la nostra convivenza nella stessa maggioranza di governo»: per il vicesegretario
del Pd Enrico Letta il Parlamento «deve» cambiare il porcellum. Anche se il voto su Consentino «non aiuta».

Una sentenza politica, per far piacere al Quirinale e a Pd, Pdl e Udc: come replica a Di Pietro?
«Io ho firmato i referendum e avrei preferito che gli elettori potessero esprimersi con il voto. Sarebbe stato
uno stimolo maggiore per il Parlamento. Ma uno dei pilastri di una coalizione democratica è il rispetto per
le istituzioni e in particolare per la presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, istituzioni di garanzia. Così Di Pietro si mette allo stesso livello di Berlusconi. Né più né meno».

E dunque fuori dalla possibilità di allearsi con il Pd?
«È prematuro parlare di alleanze. Ma la base di una coalizione democratica è il rispetto per le istituzioni e per le sentenze, anche quando non piacciono. Di Pietro usa parole alla Berlusconi e Berlusconi è a noi
alternativo. Il capo dell’Idv ha sancito una incompatibilità, ha scavato un fossato tra noi».

Ora cosa sarà del porcellum?
«La legge elettorale va cambiata, a tutti i costi, in Parlamento. Non è immaginabile votare per la terza volta
con questo sistema: se la politica è degradata ed è zimbello del Paese molto, anche se non tutto, lo si deve a questa legge. Per questo l’iniziativa di Napolitano va nella giusta direzione: va rilanciata la via parlamentare, come sollecitano i presidenti delle Camere».

Il Parlamento che ha salvato Cosentino dall’arresto è in grado di farlo?
«Deve. Il voto su Cosentino purtroppo conferma nei cittadini l’idea che i parlamentari si autoconsiderino una casta. Questo non aiuta ma bisogna vincere ogni resistenza. Ne va della credibilità e del ruolo della politica. E penso che il Pdl abbia di fronte questa come unica possibilità di riscatto. Altrimenti sarebbe tutto più complicato. Anche la nostra convivenza nella stessa maggioranza di governo».

E allora forse Monti deve preoccuparsi: Berlusconi, dopo la sentenza, ha detto che il porcellum è una buona legge, da modificare solo per assegnare il premio di maggioranza su base nazionale anche al Senato…
«Quelle di Berlusconi sono parole sconsiderate, incompatibili con il lavoro che va fatto. Mi auguro siano
contraddette da comportamenti diversi. In queste settimane Alfano ha fatto aperture diverse, spero siano
confermate».

Intanto esultano i proporzionalisti. Si tornerà al vecchio sistema?
«I criteri alla base della riforma sono chiari: la scelta del parlamentare deve tornare ai cittadini e il parlamentare deve essere eletto perché vincitore di una competizione; va assicurata la governabilità; va salvaguardato il bipolarismo ma non più centrato sull’utilità marginale delle estreme bensì un bipolarismo “dolce” per una competizione al centro».

E le maggioranze verranno fatte e disfatte nella trattativa tra partiti? Si tornerà alla prima Repubblica?
«Sarebbe un errore. Cito Ruffilli: l’arbitro deve essere il cittadino. È fondamentale. Ci sono mille soluzioni
per arrivarvi e l’accordo va trovato tra partiti. Sarà un negoziato difficile, duro. Ma, di fronte ad un governo di tecnici che sta salvando l’Italia, il fallimento del Parlamento sulla legge elettorale sarebbe il fallimento finale della politica. Allora davvero avrebbe ragione il cittadino a chiedersi a cosa servono politica e partiti. Ripeto, ne va di mezzo il ruolo stesso della politica nella nostra società».