Enrico Letta: «La mia corsa a Vicenza. I veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi»

Enrico Letta: «La mia corsa a Vicenza. I veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi»

Roberta Labruna, Ilgiornaledivicenza.it, 18 agosto 2022

Per Enrico Letta la miglior difesa è l’attacco. E in una partita dove non parte certo con il favore del pronostico, anzi, tutto il contrario, il segretario del Partito democratico ha deciso di giocare in casa del “nemico” indossando la maglietta di Draghi. 

Perché per sfidare la Lega ha scelto di candidarsi come capolista per la Camera proprio a Vicenza? 
Perché penso che la nostra campagna elettorale non debba essere in difesa ma in attacco. Vede, fosse stata in difesa mi sarei candidato in Toscana ma così facendo avrei trasmesso il messaggio di un segretario nazionale che si rinchiude nella fortezza protetta. E invece voglio dimostrare che queste elezioni possiamo vincerle, quindi ho deciso di fare un’incursione laddove la partita è più difficile, laddove i risultati del Pd sono oggettivamente più bassi che altrove, laddove, soprattutto, il numero di coloro che hanno tradito Draghi è altissimo.

Perché Vicenza?

Perché è il cuore del Veneto, perché con questa provincia ho sempre avuto negli anni rapporti forti e intensi, mi sento a casa. 

E secondo lei di qui alle elezioni i veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi o invece opteranno per “l’usato sicuro” nel Veneto di Zaia? 
La leadership di Zaia sta per finire e noi siamo intenzionati ad uscire dalla marginalità di questi anni, mettendo tutti e due i piedi in campo. E sì, i veneti si ricorderanno di chi ha tradito Draghi. A maggior ragione ora che l’alternativa al governo Draghi è manifesta e si chiama Giorgia Meloni. Con la Lega che si è arresa alla leadership di Fratelli d’Italia. Voglio vedere quale imprenditore veneto, quale commerciante veneto, quale insegnante veneto, facendo un paragone tra quello che avevamo, Mario Draghi premier, e quello che potremmo avere, Giorgia Meloni premier, sceglierebbe la seconda opzione. 

Ma Draghi non è candidato alle elezioni. Perché quindi un veneto dovrebbe scegliere di votare per voi anziché per la Lega o FdI? 
Perché noi in questi anni abbiamo dimostrato senso di responsabilità e siamo stati quelli che più di tutti hanno prestato attenzione al mondo delle imprese, del lavoro, che chiedevano stabilità. E perché il nostro programma elettorale è un programma che parte dall’agenda Draghi e aggiunge altri capitoli che hanno a che vedere anche con il mondo dell’economia. Questo mondo noi pensiamo di poterlo rappresentare meglio di altri. Le faccio un esempio: se uno dice che vuole la flat tax, misura irrealizzabile e che crea disuguaglianza, non può contemporaneamente dire che vuole la riduzione delle tasse sul lavoro. O l’una o l’altra. La nostra proposta fiscale invece si basa sulla riduzione delle tasse sul lavoro per dare una mensilità in più ai lavoratori e questa è una misura che va a sostegno di questi ultimi e delle imprese. 

Ma la vostra proposta di una mensilità in più ai lavoratori è realmente fattibile? Le coperture ci sono? 
Sì, questa misura era già stata costruita e dettagliata nelle sue coperture. Sarebbe entrata in vigore già a dicembre, se il governo Draghi fosse rimasto in carica.

Favorevole o contrario al presidenzialismo? 
Contrario, penso sarebbe un gravissimo errore, per questo combatteremo per evitarlo. E non perché pensi che il presidenzialismo porti a una dittatura, ma perché la nostra Costituzione è anti-presidenzialista. Chi propone oggi la torsione presidenziale non sta proponendo un aggiustamento della Carta ma la sua cancellazione per andare verso un impianto sbagliato che gioca sull’uomo forte o la donna forte di cui il nostro sistema non sente il bisogno. Mi colpisce che la campagna elettorale del centrodestra sia cominciata con la caduta del governo e sia proseguita con l’attacco a Mattarella di cui sono addirittura state vocate le dimissioni. 

Torniamo a Vicenza: lei non è vicentino, pensa lo stesso di riuscire a rappresentare questa provincia o sparirà dopo il voto? 
Non ci penso nemmeno a sparire, sarò orgoglioso di fare il parlamentare per Vicenza. Io sono una persona di provincia, credo fortemente nel rapporto tra il parlamentare e il territorio. E ciò che ho fatto per Siena nell’ultimo anno lo farò per Vicenza, in raccordo con il partito locale. È vero che non sono di Vicenza, ma è altrettanto vero che la città e la provincia le conosco bene, ho seguito bene la sua realtà industriale e con Vicenza ho una rapporto che dura da decenni. 

L’anno prossimo si voterà anche per il capoluogo. 
In questo 2022 il centrosinistra è cresciuto in Veneto, conquistando due grandi città come Padova e Verona e il mio obiettivo è vincere a Vicenza l’anno prossimo: ci metterò tutto il mio impegno personale. 

Sarà Giacomo Possamai il candidato sindaco? 
Non è il momento di fare nomi, sarà una scelta che verrà fatta insieme al territorio, al Pd, alla coalizione. E la faremo dopo il 25 settembre. 

Qual è un tema specifico di Vicenza di cui intende interessarsi? 
Lo sviluppo del polo universitario. A Vicenza c’è anche il Cuoa, realtà che conosco molto bene, c’è un territorio vivace economicamente, lo sviluppo di un polo universitario è fondamentale. 
Veniamo al tasto dolente di questi giorni: le liste hanno creato un lungo elenco di scontenti.

A lei vengono poste due obiezioni: da un lato c’è chi l’accusa di aver fatto come Matteo Renzi, cioè di aver tagliato fuori quelli non appartenenti alla sua corrente, dall’altro la lamentela, che arriva anche dal Veneto, è di aver candidato persone da fuori regione. Come risponde? 
Rispetto al primo punto rispondo semplicemente che non è vero e basta scorrere l’elenco per rendersene conto. Le liste del 2018 erano un monocolore renziano, stavolta invece garantiscono il pluralismo interno. Rispetto all’altra questione, è evidente che avrei voluto ci fosse più spazio per tutti ma il taglio dei parlamentari ha reso tutto molto complesso e le proteste purtroppo devono tenere conto di questa riduzione.

Senza Renzi e Calenda che prospettive avete di conquistare i voti moderati? Non pensa che un elettore moderato possa sentirsi intimorito da uno spostamento così a sinistra della coalizione? 

L’ambizione del Pd è parlare ad un elettorato ampio di persone e io penso che, con il nostro approccio e il nostro programma saldamente europeista, che parla di lavoro e imprese, di ambiente e sociale, possiamo rappresentare bene le istanze dei moderati. E dei territori. Una delle parole d’ordine sarà “prossimità”: questo significa prestare attenzione a tutti i comuni di una provincia, anche quelli più piccoli, che pagano una lontananza dai servizi rispetto ai comuni capoluogo. 

Nella coalizione voi tenete assieme forze pro-Draghi, come il Partito democratico, con forze anti-Draghi. Come lo spiegate? 
Per quanto riguarda i collegi uninominali, questa legge elettorale obbliga a formare coalizioni. Vale per noi e vale per il centrodestra. E noi con alcuni partiti, come Verdi e Sinistra Italiana, abbiamo siglato un patto in difesa della Costituzione. 

Dopo le elezioni teme si aprirà la partita congressuale? 
È l’ultimo dei problemi. L’unità nel partito è reale e adesso ci dobbiamo concentrare solamente su questa campagna elettorale perché è decisiva per l’Italia.