Il nostro sì è all’ONU. Il governo ci espone a rischi

Il nostro sì è all’ONU. Il governo ci espone a rischi

“Questo Governo non ha più una maggioranza in politica estera ed espone quindi litalia a gravi rischi”. A sostenerlo è Enrico Letta, Vicesegretario del Partito Democratico.

I Tornado italiani sono entrati in azione in Libia. L’Italia è in guerra e con il consenso del Pd?

«Noi siamo fermi alle parole del Capo dello Stato che riassumono in modo perfetto i confini di questa vicenda: è una Risoluzione dell’ Onu secondo i poteri del titolo VII delle Nazioni Unite: cioè si tratta di una operazione di mantenimento della pace, con obiettivi precisi e limiti altrettanto precisi. E ci aspettiamo che il Governo sia conseguente con questa corretta interpretazione che ha dato Giorgio Napolitano».

L’opposizione vota per i impegno italiano nell’attuazione della Risoluzione 1973, mentre una componente fondamentale della maggioranza, la Lega Nord, non partecipa al voto ed esterna con i suoi ministri la sua contrarietà…

«Io credo che sia molto grave l’atteggiamento della Lega. Questo Governo non ha più una maggioranza in politica estera ed espone quindi l’Italia a gravi rischi. E’ solo per la responsabilità delle opposizioni che il ruolo dell’Italia all’estero non è ulteriormente ridicolizzato da una vicenda come questa. E’ intollerabile che il Governo provi a prendere solo i vantaggi di questa vicenda tramite lo smarcamento della Lega. Non permetteremo tutto ciò».

«Una cosa è la Risoluzione Onu. Un’ altra è la sua applicazione. Una cosa è difendere i diritti umani. Un’altra è scatenare la guerra…»: le considerazioni di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, riflettono un malessere del mondo pacifista. Cosa ha da dire il Pd?

«Penso che sia giusto che vi siano grandi preoccupazioni. Sono anche le nostre. E sentiamo forte la responsabilità nel vigilare a che non si esca dai confini della Risoluzione Onu. Noi non ci staremo, perché il nostro assenso è solo a condizione che si rispettino i principi delle Nazioni Unite contenuti dentro la Risoluzione 1973. Sappiamo benissimo che le conseguenze di uno stravolgimento di quella Risoluzione infiammerebbero l’intero Mediterraneo e si ritorcerebbero contro gli stessi interessi dell’Italia. Deve essere evidente che la Comunità internazionale è li per portare la pace e i diritti dell’uomo, e non per spartirsi nuove zone di influenza petrolifera…».

In Libia anche per eliminare Muammar Gheddafi?

«La risoluzione è chiara: quello non è uno degli obiettivi».

Gli americani avrebbero intenzione di trasferire al più presto il comando delle operazioni militari a Francia e Gran Bretagna Dopo essere stata subalterna ai fondi libici del Colonnello, l’Italia non rischia di esserlo anche nella conduzione politico-militare delle operazioni in corso?

«Questa vicenda rischia di azzoppare la politica estera europea. Non si può andare in ordine sparso, come è successo finora. È emersa la totale inadeguatezza della guida della politica estera europea da parte di lady Ashton: la divaricazione fra la Germania da un lato, e Francia e Gran Bretagna dall’altro, è molto grave. L’Italia che vorremmo si sarebbe adoperata per una linea europea comune».

Un primo ministro, Silvio Berlusconi, che solo pochi mesi fa lodava Gheddafi come uno «statista moderato ed equilibrato»; un ministro degli Esteri, Franco Frattini, che mentre in alcune città della Cirenaica iniziava la protesta, esaltava in una intervista al Corriere della Sera, il modello di riformismo di Gheddafi…Ma l’Italia può essere credibile e pesare sulla scena internazionale con simili figure, in una vicenda drammatica come è il conflitto libico?

«Purtroppo la credibilità del Governo italiano è minata alle radici dalla totale incapacità del suo primo ministro di giocare un qualsivoglia ruolo positivo nelle relazioni internazionali. Questa vicenda ne è l’ultima dimostrazione».

Se la Nato non assumerà a breve il coordinamento delle operazioni militari in Libia, «se ci fosse una moltiplicazione dei comandi, dovremo studiare un modo perché l’Italia assuma la responsabilità del controllo delle proprie basi»: così il ministro degli Esteri Franco Frattini oggi (Ieri, ndr) da Bruxelles…

«Le parole di Frattini, pure in parte condivisibili, dimostrano che l’Italia questi problemi doveva porseli e porli in sede europea ben prima. E che oggi la situazione appare in parte compromessa per l’Europa».

«Il passaggio in aula è inevitabile. non dobbiamo ripetere quello che è avvenuto con il Kosovo quando al governo c’era D’Alema e la missione militare parti prima del passaggio in aula», polemizza il capo gruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto…

«Cicchitto pensi in questo momento alle divisioni interne alla sua maggioranza che rendono la posizione dell’Italia poco credibile e che mettono in gran difficoltà le stesse Forze armate italiane».