Il partito ha un segretario che comanda

Intervista rilasciata da Enrico a Giovanna Casadio, pubblicata su «La Repubblica» di mercoledì 27 gennaio.

Ma chi comanda nel PD onorevole Enrico Letta? Persino Romano Prodi dice che non saprebbe rispondere.
«Nel Pd comanda Bersani e comanda il metodo Bersani cioè di condivisione e partecipazione orizzontale molto larga, tanto che il giorno dopo avere vinto le primarie, e avendo un mandato di quattro anni, ha chiesto ai suoi due sfidanti del congresso, Franceschini e Marino, di partecipare alla gestione unitaria del partito. Le parole di Prodi comunque sono per noi uno sprone a fare meglio».

Il Pd sconfitto alle primarie in Puglia; sotto botta a Bologna per le dimissioni del sindaco Delbono; costretto a un matrimonio di convenienza con Emma Bonino nel Lazio, nel caos in Umbria; abbandonato dall’Udc in Calabria. Manca il governo del partito?
«No. Il tentativo è di passare da 10 regioni (per la destra) a 3 (per il centrosinistra), che sarebbe il risultato del voto di marzo in base ai voti delle ultime europee, alla possibilità di essere competitivi dovunque, dal veneto alla Puglia».

C’è il protettorato di D’Alema sulla segreteria?
«Basta logiche gossip pare e nominalistiche. Bersani nelle primarie ha messo in campo una linea politica e la sta perseguendo. Un filo rosso lega la sua candidatura alle primarie, le regionali, le prossime politiche ed è l’unità delle opposizioni presenti in Parlamento, cioè di Di Pietro e Casini insieme al Pd per costruire un’alternativa che batta Berlusconi. Chi critica oggi Bersani deve considerare innanzitutto il 10 a 3 di partenza. Le regionali sono una tappa, l’obiettivo primario è non farsi rinchiudere nella riserva indiana delle regioni rosse ma tessere la tela dell’alleanza del 2013».

Perché negate di avere preso uno schiaffo in Puglia?
«Ovvio che speravamo in un altro risultato. Ma rivendico il fatto che la generosità e il lavoro di Francesco Boccia hanno rovesciato la situazione rendendo possibile ora a Vendola di provare a vincere perché l’IDV è nella coalizione e l’UDC costruisce un terzo polo, non va con la destra».

Boccia è amareggiato. Lo avete mandato allo sbaraglio?
«L’amarezza è di tutti noi. Lo ringraziamo perché se ci sarà la possibilità di continuare l’esperienza di governo in Puglia. Questo lo si deve alla situazione che si è venuta adesso a creare: i tre poli, puntare a una vittoria con il 40% grazie al lavoro di Vendola e di Boccia in una Puglia che un mese fa era Fitto».

Bersani ha affermato:«Non siamo stati capiti». Non avete il dubbio che siete stati voi a non capire e che gli elettori pugliesi abbiano semplicemente rifiutato un candidato piovuto dall’alto a questo schema di alleanze?
«Tutto si può dire tranne che Boccia sia un candidato piovuto dall’alto: è pugliese che più non si può. Vendola è forte, è presidente uscente, traiamo il buono da questa vicenda».

La rotta verso il centro è uno schema poco vincente?

«Il PD deve essere un magnete che costruisce attorno a sé un campo alternativo a Berlusconi. Accadrà se riusciremo a costruire un’idea di Italia del futuro. Non c’è sudditanza nei confronti dell’Udc, ma la volontà testarda di non far finire il PD come il PCI del 1987. Le elezioni dell’87 furono giocate su due alternative dentro la stessa maggioranza di pentapartito: Craxi o De Mita, e il Pci era marginale. Nelle elezioni del 2013, noi possiamo ricacciare l’Udc di là e rischiare che il Pd faccia da sfondo a un match tra Berlusconi e Fini. Penso che questo sia l’incubo che abbiamo davanti, per evitare il quale occorre forgiare sui problemi delle famiglie e delle imprese una comune alternativa, dalla sinistra di governo all’Udc».

Le farete ancora le primarie?
«Sono previste in Campania. In Umbria decide il Pd locale»