Io scommetto su un successo

Io scommetto su un successo

Intervista rilasciata da Enrico a Carlo Bertini, pubblicata su «La Stampa» di venerdì 9 aprile.

Se mi si chiede di scommettere con i bookmaker inglesi, anche dopo l’apertura di Fini, punterei sul successo di questa stagione di riforme. Perché ci sono tre anni di tempo, perché c’è un’interesse di tanti e perché c’è Napolitano, che considera questo l’obiettivo principale del suo settennato. E soprattutto, perché il comportamento di ognuno di noi passerà sotto lo “scanner” degli italiani, pronti a punirci o a premiarci in base a come finirà questa vicenda». Sarà pur vero che il condominio del Pd in queste ore è popolato da schiere di scettici, ma Enrico Letta, che come numero due del partito ha libero accesso alle stanze dei bottoni, non si iscrive a questo affollato club. Certo non lesina i «però», avverte che sarà bocciata «ogni scorciatoia presidenzialista», ma intanto benedice il metodo proposto dalla Lega e annuncia che il Pd è della partita, pronto ad andare fino in fondo.

Quindi la priorità non è più la crisi economica?
«Noi crediamo che siano necessarie le riforme istituzionali e quelle economiche e sociali. È determinante che il fisco, gli ammortizzatori sociali e l’università siano inseriti in agenda. Deve essere ben chiaro che discutere di assetti istituzionali non può essere un modo per evitare di parlare dell’exit strategy dalla crisi».

I tempi siano maturi per mettere nero su bianco un vostro testo aggiornato sulle riforme?
«L’impianto già esiste, quello della bozza Violante, ma è ovvio che la sfida è più larga perché c’è di mezzo la legge elettorale, il federalismo e il grande capitolo dei costi della politica. Ma il nostro contributo dovrà tener conto che per adesso non sono chiare molte cose della proposta della maggioranza».

Cosa non la convince del documento partorito da Calderoli?
«Il fatto positivo è che, a differenza di Berlusconi, la Lega considera determinante il coinvolgimento dell’opposizione. Ma la bozza Calderoli chi rappresenta? La Lega, il governo, la maggioranza? E’ importante capire se ci saranno altre bozze, di Cicchitto, di Fini, e potrei continuare… Detto questo, nel merito c’è una convergenza e una divergenza. Convergenza importante sulla fine del bicameralismo, sulla riduzione dei parlamentari e dei costi della politica. Divergenza invece sul tema forma di governo e semipresidenzialismo. Quello disegnato finora è un presidenzialismo puro ed esasperato che premia una logica populista. E in ogni caso la Francia è un’altra cosa e poi Berlusconi non è certo De Gaulle. La nostra opzione è un premier forte, in una parola il “cancellierato”, una sola Camera e meno parlamentari. Non siamo poi così distanti e non capisco perché non si provi a trovare un’intesa su questa base».

Voi ponete come pre-condizione di tutto la riforma elettorale. Perché usate questo argomento, visto che nel Pd è ripartita la faida tra difensori del maggioritario e sostenitori del sistema tedesco?
«La legge elettorale è importante per eliminare quel tarlo della democrazia che sono i parlamentari nominati dai partiti. E’ naturale che il sistema tedesco sarebbe più consono alla nostra opzione di cancellierato, che però si può sposare anche con il sistema dei collegi uninominali già in vigore col “Mattarellum”. Penso che il Pd debba trovare una posizione unitaria, con il contributo degli ex segretari Veltroni e Franceschini e di tutti coloro, D’Alema in testa, che sono stati protagonisti della battaglia elettorale. Ma anche sulla legge elettorale non poniamo una pregiudiziale, perché non vogliamo far saltare il tavolo. Noi dunque siamo pronti a discutere, abbiamo le nostre posizioni, ma non ci faremo trascinare in cose negative per l’Italia come le scorciatoie presidenzialiste».