Le ambiguità del Senatur minano la credibilità del Paese

Le ambiguità del Senatur minano la credibilità del Paese

Intervista rilasciata da Enrico ad Annalisa Cuzzocrea, pubblicata sulla Repubblica il 2 ottobre 2011

«Tra Berlusconi e la Lega c’è un rapporto malato, le parole di Bossi e compagni oggi fanno più male». Per il vicesegretario PD Enrico Letta la crisi che l’Italia sta vivendo impone di uscire dall’ambiguità: non si possono più tollerare parole come secessione, e bisogna fare scelte opposte a quelle che propone il Carroccio.

Napolitano è tornato a difendere l’unità d’Italia per il secondo giorno consecutivo. Qual è l’urgenza che esprime?

«Il grande tema è l’uscita dell’Italia dalla crisi economica. Le ambiguità sull’unità del Paese minano la nostra capacità di ripresa. 0 la Lega sta al governo, e si assume le sue responsabilità nel nome dell’Italia intera, oppure lascia l’esecutivo».

Maroni non commenta, ma sposa le parole della Padania. Per Bondi il discorso di Napolitano stride con il suo ruolo di equilibrio. Cosa pensa di queste reazioni?

«Dimostrano la volontà di mantenere questa insopportabile ambiguità, di cui in fondo Maroni è il punto di snodo. Il ministro degli Interni deve garantire più di ogni altro l’unità geografica del Paese, la tenuta delle istituzioni. Non si può ricoprire quell’incarico e non essere chiari su questo punto».

E si può essere ministro delle Riforme invocando la secessione?

«No, per una ragione. Se finora alcune cose potevano rientrare nel folclore, e la tenuta complessiva del Paese faceva sì che fossero messe in un angolo, ora non si può più. Con la crisi economica e finanziaria a questo livello di violenza, con Berlusconi e Tremonti così indeboliti, le parole dei leghisti – che arrivano anche all’estero – sono più forti di un tempo, e fanno più male. Passa l’immagine di un Paese disunito, che non lavora in un’ ottica di comunità e di squadra. Alla Lega dico: l’Italia o si salva tutta, o non si salva affatto».

Bossi dice il contrario: se l’Italia va giù la Padania viene su.

«E invece, proprio questo è il momento in cui bisognerebbe fare un investimento straordinario sul mezzogiorno. Il nord si salva se il sud cresce. Se Campania, Calabria e Sicilia raggiungessero i livelli non della Baviera, ma dell’Abruzzo, saremmo fuori dalla crisi».

Alfano dice che quando c’era il parlamento del Nord definivate la Lega “una costola della sinistra”.

«Un argomento datato 1994 è un po’ vecchio. L’ho spiegato, le cose oggi sono cambiate, e le ha cambiatela crisi».

Ma quindi, per il Pd, con la Lega si può ancora dialogare?

«Una Lega che continua a fare la stampella del premier, che salva il ministro Romano, che invocala secessione, di fatto non è più un interlocutore. Detto questo, tra loro e Berlusconi c’è un rapporto malato. Bossi tiene in vita un governo che sta facendo affondare il suo partito in tutti i sondaggi. E’ la dimostrazione che non si tratta più di una questione politica, c’è qualcos’altro. E questa volta a pensar male non solo ci si azzecca, ma non si fa nemmeno peccato».