Le dimissioni del premier valgono 100 punti di spread

Le dimissioni del premier valgono 100 punti di spread

Intervista rilasciata da Enrico ad Alberto Gentili, pubblicata sul “Messaggero”, lunedì 26 settembre.

“Berlusconi è ormai una tassa che grava sulle spalle degli italiani. Le sue dimissioni valgono almeno 100 punti di spread, denaro contante per le famiglie”. Enrico Letta, vicesegretario del Pd, scrive “wanted” sotto il faccione del Cavaliere. E lancia una sorta di ultimatum ai colonnelli del Pdl: “La sabbia nella clessidra sta finendo. È l’ultima occasione per Alfano e gli altri esponenti del Popolo delle libertà dimostrino di non essere teleguidati dal premier e si preoccupino del Paese. Stacchino la spina.

Berlusconi ha detto che si dimette solo se viene sfiduciato in parlamento. E lì i numeri li ha.

Il Cavaliere è partito nel ’94 con il popolo e le imprese contro il Palazzo. Oggi si salva abbarbicato nel Palazzo, avendo il popolo e gli imprenditori contro. Berlusconi ha i numeri in Parlamento quando colonnelli e peones  temono di precipitare verso le elezioni, quando insomma è in ballo la sopravvivenza. Ma giorno per giorno non esiste più la maggioranza: vengono regolarmente battuti. Invece l’Italia ha bisogno di un governo che governi.

Il Cavaliere dice che sembrate un disco rotto. Non ha tutti i torti: sono mesi che chiedete un governo di responsabilità nazionale…

E continueremo a chiederlo per l’interesse del Paese. La situazione che stiamo vivendo è abnorme: Berlusconi, grazie a una legge elettorale ignobile, si è nominato i parlamentari che lo stanno sostenendo e da questi si fa legittimare. Denuncio inoltre che il rapporto con la Lega a questo punto non ha più nulla di politico.

Quale natura avrebbe? Economica?

La Lega sta buttando via se stessa e cosa c’è di politico nell’autodistruzione che Bossi sta attuando della sua creatura? Aggiungo che coloro che oggi non hanno il coraggio di dire in pubblico ciò che dicono in privato, e cioè che Berlusconi è un danno per il Paese, non potranno poi avere una seconda chance. Non potranno, caduto il Cavaliere, pensare d’essere ancora protagonisti.

Cosa vuole dire?

Che la sabbia nella clessidra sta finendo che oggi è l’ultima occasione per Alfano e gli altri esponenti del PDL e della Lega. Adesso c’è lo spazio per un governo di responsabilità nazionale che completi la legislatura e faccia le riforme. Ma le porte si stanno chiudendo e la maggioranza deve sapere che più in là si va, più portano avanti questa terribile e grottesca pantomima, più si avvicina la rottura finale e l’impraticabilità del governo d’emergenza. Poi si andrà dritti alle elezioni.

Berluosconi ha appena detto che un governo con la sinistra farebbe inabissare l’Italia.

È un uomo in delirio. Chi gli sta accanto dovrebbe fare qualcosa, tirare le conseguenze. Sottoscrivo con tre anni di ritardo la lettera di Veronica Lario.

Cioè il premier sarebbe un uomo malato?

Sì. Dice cose senza senso. Deliranti. Noi stiamo facendo il massimo, gli industriali e le parti sociali pure per chiudere questa terribile vicenda.

Il Quirinale?

Sta facendo ciò che deve fare. Meno male che c’è Napolitano. Il capo dello Stato sta tenendo il piedi il Paese e sbaglia chi cerca di forzargli la mano in base a poteri immaginari del Presidente della Repubblica.

Chi dovrebbe guidare il governo d’emergenza? Il solito Monti?

Una personalità che rassicuri i mercati internazionali e il mondo dell’economia. Ma il nome lo farà il capo dello Stato.

Non sarebbe meglio andare subito alle elezioni? La Spagna insegna che questa strada rassicura i mercati.

È  evidente che sarebbe la soluzione più facile. Ma noi, al contrario di Zapatero, non abbiamo la maggioranza. E se parliamo di voto anticipato nessuno del PDL e della Lega si convincerà a far cadere Berlusconi. Pensano alla sopravvivenza, non al Paese. Il Cavaliere fuori da Palazzo Chigi, sostituito da un personaggio gradito a livello europeo, vale 100 punti di spread, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. E 100 punti di spread valgono miliardi d’ossigeno per imprese e famiglie, visto che salgono mutui e prestiti. Oggi Berlusconi costa alle famiglie italiane migliaia di euro e più tempo passa, più costerà.

Per questo si muove Confindustria?

Certo. Ed è una novità clamorosa: è la prima volta che gli imprenditori chiedono le dimissioni di un governo presieduto da un membro di Confindustria, Berlusconi appunto. E questo perché nessuno può più permettersi di pagare la tassa-Berlusconi».