Migranti, Letta: “Per Mare Nostrum anche io fui massacrato, ma fermammo le stragi”

Migranti, Letta: “Per Mare Nostrum anche io fui massacrato, ma fermammo le stragi”

nicolini lettaIntervista di Annalisa Cuzzocrea a Enrico Letta, la Repubblica, 28 aprile 2017

“La cosa che mi fa rizzare la pelle è lo scarto tra l’uso della parola taxi e la disperazione che ho visto sui volti dei migranti. Ricordo il naufragio del 2013 a Lampedusa: non c’erano abbastanza bare per i 366 corpi recuperati. Ricordo le facce dei sopravvissuti, i feretri bianchi dei bambini”. Enrico Letta – da premier – lanciò la missione Mare Nostrum perché non accadesse ancora. “Anche quella fu definita un fattore attrattivo, e invece, da quando è stata chiusa, gli sbarchi sono triplicati e sono aumentati i morti in mare”. Il suo ultimo libro, Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia, ha un intero capitolo dedicato all’immigrazione. E agli errori della politica, che ne fa tema di polemica elettorale invece di metterla al centro delle sue strategie.

Secondo il procuratore di Catania, alcune ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti con l’intento di destabilizzare l’economia italiana. Che ne pensa?
“Che la magistratura deve svolgere il suo compito, è importante che ci sia il massimo approfondimento davanti a ipotesi del genere, ma il commento geopolitico esula dall’inchiesta. La giustizia parli con i fatti, sono d’accordo con il ministro Orlando”.

Le navi delle Ong che si posizionano nelle acque internazionali davanti alla Libia non sono un “pull factor”, un fattore attrattivo, come le definisce Frontex?
“Questa gente parte in qualunque condizione. C’è una sottovalutazione del grado di disperazione che porta qualcuno a rischiare la vita, e troppo spesso morire, pur di arrivare in Europa. I dati Unhcr parlano di 15mila morti in mare nell’ultimo decennio. Altro che taxi!”.

“Sconsiderate, come se stessimo parlando di persone che chiamano il 3570. È una terminologia riprovevole, che mostra l’inadeguatezza di chi si dice pronto a governare. Ma fa parte di una precisa strategia”.

Quale?
“I 5 stelle hanno deciso di solleticare le paure e l’istinto anti-immigrazione degli italiani distinguendosi da Salvini, ma ponendosi sullo stesso livello. Un gioco sporco. Mentre se la prendono con la gente che lucra sull’immigrazione, il messaggio subliminale è: ‘Con noi non ci sarà il buonismo della sinistra, faremo la faccia dura’. Dietro la parola taxi c’è il totale disprezzo di quel che avviene davvero”.

Una tragedia che l’Europa non sembra voler risolvere.
“Quella disperazione è figlia delle decisioni prese dai Paesi membri, non dall’Europa. Sono state le singole nazioni a non voler dare a Frontex gli strumenti e il mandato necessari ad affrontare la questione. Le Ong coprono un vuoto istituzionale, come spesso accade per il volontariato. Per questo non si può sparare nel mucchio, attaccando tutte sulla base di sospetti che riguardano qualcuno”.

Anche di Mare Nostrum si disse che attirava gli sbarchi. Non era così?
“La risposta è molto semplice. Sono stato attaccato anch’io. Mare nostrum è stata chiusa. Il giorno dopo è cessato l’afflusso dei migranti? No, si è raddoppiato, triplicato, c’è stato il naufragio del 18 aprile 2015 con oltre 700 morti. Si temeva di perdere voti con quella missione, ma, dopo, la situazione è peggiorata. Io non dico apriamo le porte, accogliamo tutti. Per gestire il fenomeno però bisogna farlo uscire dalla polemica elettorale contingente”.

Il vicepresidente della Camera ha accusato di ipocrisia chi lo ha criticato. La sinistra è stata ipocrita, nei confronti dei migranti? Ha lasciato che a occuparsi delle paure di chi si sente invaso siano solo le forze xenofobe?
“Sì. Esiste un clamoroso difetto nella percezione del fenomeno da parte delle forze di sinistra. Col risultato che quest’onda ha finito per insistere sui territori della nostra Europa dov’era più facile che nascessero guerre tra poveri. I problemi non sono ai Parioli o nel sesto arrondissement di Parigi o a via Montenapoleone. La presenza dei migranti sta addosso alle classi disagiate”.

Cosa bisognerebbe fare?
“Frammentare il fenomeno. L’unica condizione per integrare è creare piccole comunità di immigrati ripartite in tutto il territorio. Solo così aumentano la conoscenza della lingua, l’accettazione dei costumi. La cattiva integrazione in Europa ha soffiato nelle vele delle forze di destra. In nome di questo disagio, Marine Le Pen prende voti di destra e di sinistra”.

Quel che potrebbe avvenire in Italia con Lega e M5S?
“Salvini usa toni ancora più inaccettabili di Di Maio per dire cose inapplicabili. La Grecia e l’Italia hanno decine di migliaia di chilometri di costa: anche a volerli chiudere tutti, come si fa?”.

Da dove bisogna cominciare per gestire meglio i flussi?
“Finché non si ha la capacità di distinguere tra rifugiati e migranti economici, non si rispetta il diritto del rifugiato e non si risolve il problema degli altri. Se si guarda agli arrivi dei profughi in Europa, i più vengono da Iraq, Afghanistan, Siria: Paesi dove le responsabilità dell’Occidente sono evidenti. Questi argomenti non possono riguardare una singola campagna elettorale. Se non li affrontiamo seriamente, andiamo verso il disastro. I sindaci in prima linea saranno disperati e i partiti xenofobi avranno benzina nei loro motori”.