Nichi fermi i giochetti così farà saltare l’alleanza, il referendum spacca tutto

Nichi fermi i giochetti così farà saltare l’alleanza, il referendum spacca tutto

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Giovanna Casadio, pubblicata su La Repubblica, giovedì 13 settembre.

Vendola ha firmato i referendum sul lavoro. Un tradimento del patto con il Pd, onorevole Enrico Letta?

«Sicuramente è una scelta che ci fa tornare indietro. È come nel gioco dell’oca: siamo di nuovo alla casella di partenza. Su questo punto deve esserci un chiarimento di prospettiva».

Sta dicendo che è in discussione l’alleanza con Sel?

«Il rischio c’è. Dobbiamo offrire chiarezza ai cittadini; non possiamo ricominciare coni giochetti del passato. La scelta di Vendola sembra fatta apposta per mettere in difficoltà il Pd e tutti coloro che hanno scelto – a partire da posizione riformiste di centrosinistra – di sostenere Monti e il suo governo. Una mossa che entra a piedi uniti anche dentro le dinamiche e le vicende sindacali e delle relazioni sociali».

In che senso?

«La normativa sull’articolo 18 ha provocato una spaccatura tra la Cgil e la Fiom. L’ultima stesura della riforma Fornero all’articolo 18 è stata oggetto di una mediazione molto faticosa, con una contrarietà netta del Pdl. Alla fine il testo fu accettato dal sindacato confederale, mentre la Fiom è rimasta contraria».

Tornando a Vendola: i referendum pregiudicano quindi l’alleanza?

«C’ è un problema serio, perché stiamo pensando di fare le primarie insieme. Nichi deve spiegare come è compatibile la scelta di sottoscrivere i referendum sul lavoro conia costruzione di un’ipotesi di governo con noi; perché ha scelto di mettersi contro quel faticoso, ma avanzato, compromesso che si è riusciti a strappare, e ha scelto la Fiom. Così siriaprono discussioni, veleni; si scopre il vaso di Pandora, come se non si fosse fatto un lavoro prezioso».

Casini, il leader centrista, vi invita a mollare Vendola. Lo  ascolterete?

«Non accettiamo imposizioni esterne. In questo momento è fondamentale che tutti facciano bene la loro parte, ad esempio sull’ ultimo sforzo per cambiare la legge elettorale. Vedo invece segnali antipatici: non abbiano la tentazione Udc e Pdl di provare blitz, perché vorrei ricordare che quello stesso asse di danni sulla legge elettorale ne ha già fatti parecchi: ha partorito il Porcellum».

Ma lei sulle preferenze è d’accordo?

«Le nostre priorità sono che la sera del voto si sappia chi ha vinto le elezioni; che i cittadini possano scegliere i parlamentari. La strada maestra è il collegio, ma se l’unica via per sbloccare la situazione fossero le preferenze, io personalmente direi sì anche alle preferenze».

Nelle tensioni tra Monti e la Cgil, lei da che parte sta?

«Questo autunno di problemi sociali ce ne saranno talmente tanti, che mettere benzina sul fuoco delle tensioni già elevate è un errore. Quindi penso che la Cgil debba essere molto prudente nell’annuncio di scioperi generali contro un esecutivo tecnico che sta per lasciare il posto a un governo politico. Deve considerare il fatto che alla chiusura della legislatura mancano poco più di una decina di settimane. Aggiungo un caldo consiglio al governo: solo con risorse per ridurre il cuneo fiscale il governo può fare un accordo serio sulla produttività. Altrimenti suggerisco di soprassedere».

Troppo “rosso” nel Pd, sostiene Rosy Bindi, che viene dalla tradizione cattolico democratica, come lei. È d’accordo?

«Non sono d’accordo con Bindi su questo. Il discorso di Bersani a Reggio Emilia mi è parso equilibrato e di prospettiva, dì chi conferma le ragioni del sostegno a Monti ma con l’impegno di fare un governo politico che aggiunga speranza e tenti di aiutare il ceto medio che oggi soffre».

Dopo Monti non c’è Monti?

«Concordo con quello che Monti ha detto: sarebbe grave se l’Italia non riuscisse a darsi un governo politico eletto dai cittadini. Difendo le primarie volute da Bersani: saranno il vero antidoto all’antipolitica dimostrando che, a partire dal segretario, nessuno di noi ha il sedere al calduccio e tutti ci mettiamo in gioco».