Non è la madre di tutti gli accordi, spero arrivi la firma di Camusso

Non è la madre di tutti gli accordi, spero arrivi la firma di Camusso

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Il Mattino, pubblicata venerdì23 novembre 2012

Giovani e Mezzogiorno, profondi buchi neri da cui l’eventuale governo di centrosinistra dovrà ripartire. Il vice segretario del Pd Enrico Letta, per due giorni in Campania dove concluderà la sua campagna elettorale per le primarie a sostegno di Bersani, si rammarica intanto della mancata firma della Cgil sulla produttività ma spera che possa ripensarci perché – dice – “l’accordo non ha una valenza rivoluzionaria ma è una buona intesa”.

I no della Cgil sono molto più frequenti dei sì, un problema per il centrosinistra?
“Spero che alla fine il sindacato di Camusso firmi l’intesa perché non sì tratta della madre di tutti gli accordi. Certo è un accordo parziale e non rivoluzionario, ma è un buon patto per fare salire i salari. Al nuovo governo spetterà poi il compito di affrontare il tema della rappresentanza e bisognerà lavorare, come chiede la Cgil, per tenere tutti intorno al tavolo”.

Impresa che appare impossibile con la Fiom.
“Dentro una situazione economica così pesante è naturale che ci sia un malessere soprattutto nel settore dell’industria in cui vi sono mille vertenze aperte: la Fiat, l’Ilva, l’Alcoa, l’Irisbus. Ma quando si discute di lavoro gli atteggiamenti antagonistici non contribuiscono a risolvere i problemi. Anche per questo è necessario che via sia un governo politico in grado di indicare la luce in fondo al tunnel, altrimenti si continuerà ad avere solo la percezione dei tagli e delle tasse”.

Monti non candidabile chiarisce Napolitano.
“Come sempre il presidente della Repubblica ha inserito un elemento chiarificatore nel dibattito politico. Il premier è senatore a vita e soprattutto è stato il riferimento di un’operazione eccezionale da tutti i punti di vista, ma nello stesso tempo si è trattato di un’eccezione. La maggioranza che sostiene il governo è stata necessaria per traghettare il Paese ed evitare il rischio-Grecia, ma ora questa fase deve portare il Paese alle elezioni in modo pulito e senza pasticci”.

Il centrosinistra adotta l’agenda del Premier?
“Ci sono ancora atti che devono essere ancora formalmente attuati, basti pensare che solo il 20 per cento dei decreti attuativi delle leggi-delega votate fino ad oggi sono stati conclusi. È inevitabile che bisognerà proseguire con un grande lavoro legislativo in continuità, ma chi prenderà il posto di Monti dovrà anche metterci del suo sul fronte dell’innovazione e soprattutto sul terreno della crescita”.

Per Vendola l’agenda Monti, Invece, va dimenticata.
“Siamo a poche ore dal voto delle primarie e il risultato di domenica sera determinerà il profilo del centrosinistra. Il consenso ottenuto da Vendola dovrà infatti essere letto con grande attenzione, così come sarà importante il distacco tra Bersani e Renzi. Prevedo intanto un altissimo il numero dei partecipanti al voto, un boom, più dine milioni di elettori. Un successo che farà giustizia anche della polemica sulle regole sicuramente sopra le righe”.

Immagina un centrosinistra senza Vendola o altri?
“No, i partner saranno quelle delle primarie ma il loro ruolo verrà determinato anche dal risultato che ognuno otterrà. Domenica non si sceglierà solo in candidato premier, gli elettori decideranno il profilo della coalizione e il tasso di riformismo che dovrà avere, oltre alla possibile apertura a soggetti nuovi o vecchi”.

Montezemolo e Casini?
“Vedo che sono in tanti che a impegnarsi, un ruolo importante lo ha anche il ministro Riccardi”.

Da dove ripartire?
“Se Obama oggi può dire il ‘meglio deve ancora venire’, a noi toccherà affermare che il peggio non arriverà rilanciando la speranza. Due le parole chiave: i giovani, dimezzando in una legislatura l’attuale 36 per cento di disoccupazione; il Mezzogiorno che dovrà crescere molto più velocemente rispetto al resto del Paese dopo anni in cui è stato bistrattato a accezione del periodo del governo Prodi. Il Sud è la nostra risorsa e fa bene Monti a minacciare il veto se sul bilancio dell’Ue la penalizzazione dei fondi strutturali fosse eccessiva”.