Non è più credibile ci ha fatto quasi fallire

Non è più credibile ci ha fatto quasi fallire

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Fabio Martini, pubblicata su “La Stampa”, lunedì 4 febbraio

Per «parare» l’ultima sortita di Berlusconi, il Pd ha deciso di puntare tutto sulla denuncia circostanziata dell’inaffidabilità del Cavaliere e della sua proposta. Ma anche potenziando un messaggio squisitamente politico, come spiega Enrico Letta, numero due del partito: «Dobbiamo marcare ancora meglio un concetto essenziale: l’alternativa è tra noi e Berlusconi, perché con questa legge possiamo vincere o noi o lui. Chi arriva terzo o quarto non cambia il destino del Paese. Chi fa perdere noi, fa vincere Berlusconi».

La proposta di Berlusconi è corredata di ipotesi di copertura, perché non dovrebbe essere credibile?

«No, non è credibile. Perché la fa Berlusconi. Perché è basata su premesse che non tengono conto della verità. Perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica».

Tra tante, qualche promessa Berlusconi l’ha mantenuta, a cominciare dall’abolizione integrale dell’Ici

«Berlusconi è l’uomo che ha fatto quasi fallire l’Italia e ora si ripropone, rovesciando la verità e facendo promesse irrealizzabili per il futuro. Contando sul fatto che, ogni tanto, gli italiani hanno la memoria corta».

Ma trovare la copertura per l’Imu è impresa complessa ma non impossibile, o no?

«Tanto per cominciare: perché Berlusconi non dice come si devono e si possono coprire gli 8 miliardi di euro che fanno parte dell’altra promessa, quella di far restare in Lombardia il 75% delle tasse dei lombardi? Ai non lombardi quella promessa costa 8 miliardi che nessuno ci ha spiegato come coprire. E per restare all’ultima promessa di Berlusconi: l’eventuale operazione da definire con la Svizzera non è altro che una “una tantum”. Non è certo un Bancomat. E le previsioni di entrate per i prossimi anni? Nulla. Con un giocoliere come Berlusconi, quasi non vale la pena mettersi a ragionare seriamente».

Il Pd, obiettivamente, ha rinunciato a lisciare il pelo degli elettori, promettendo l’abolizione integrale dell’Imu, ma solo una redistribuzione dei pesi: perché?  

«Perché riteniamo che togliere completamente l’Imu, in questa fase, sia sbagliato. In una stagione nella quale si richiedono tanti sacrifici, riteniamo che chi ha una casa in via Montenapoleone debba pagare l’Imu e chi abita a Quarto Oggiaro no. E d’altra parte, Berlusconi dopo aver abolito l’Ici nel 2008, fu costretto a rialzare altre tasse. In troppi casi si rischia di avere la memoria corta».

In che senso?

«Nel luglio del 2011 Berlusconi fece approvare un provvedimento incardinato sull’aumento di due punti dell’Iva e il taglio di tutte le esenzioni fiscali (come assegni familiari o di accompagnamento) per un totale di 20 miliardi di euro. Un massiccio aumento fiscale. Bene, lo sforzo che fu successivamente fatto dalla maggioranza raccolta attorno a Monti, fu proprio quello di evitare – col Salva Italia – questo salasso che avrebbe colpito famiglie e imprese”

Non c’è un eccessivo allarmismo nell’ipotizzare un’impennata dello spread al solo riapparire di Berlusconi?

Ma lo spread è la “tassa-Berlusconi! La tassa più salata pagata dagli italiani. Cento punti di spread in un anno equivalgono a cinque miliardi in termini di sbilancio dello Stato. E Berlusconi ha portato lo spread da 100 a 500 punti: in 18 mesi questo ha comportato un salasso di 15 miliardi».

Sul piano fiscale, la vostra proposta caratterizzante?

«Un intervento molto significativo di riduzione delle tasse sul lavoro, perché questo consentirà nuove assunzioni, buste paga più pesanti, ripresa dei consumi».