Non si vive di solo spread, ora scelte per sviluppo

Non si vive di solo spread, ora scelte per sviluppo

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Maria Paola Milanesio pubblicata su Il Mattino sabato 3 marzo

“Non basta che lo spread si abbassi, ma è certamente la premessa perché la situazione futura migliori. E una condizione che va riempita da scelte politiche”. Enrico Letta, vicesegretario del Pd, twitta la sua soddisfazione per il sorpasso dell’Italia sulla Spagna

Dati negativi su disoccupazione, inflazione, pil, ma al contempo lo spread scende a livelli che non
vedevamo da mesi. Come si conciliano questi dati?
“Tutto è legato a una questione della fiducia. La discesa dello spread è l’annuncio che nei prossimi sei mesi la situazione migliorerà. I dati sulla disoccupazione, sul pil e sull’inflazione, invece, sono la fotografia di quanto accaduto. Il preventivo contro il consuntivo, il futuro contro il passato”.

Un po’ poco per esultare, vista la situazione dell’economia reale.
“Il differenziale con i titoli tedeschi è sicuramente la condizione necessaria perché l’Italia conquisti la fiducia degli investitori. Ed è la premessa affinché i prossimi mesi siano meno negativi dei precedenti”.

Ma da solo non significa molto.
“Certamente lo spread basso non basta. È una condizione che deve essere riempita da scelte politiche e che, in particolare, può realizzarsi se si mette in campo un robusto patto per la crescita, finalizzato all’occupazione dei giovani attraverso quello che, mi auguro, sarà il cuore del negoziato sul mercato del lavoro: una misura speciale di sostegno all’occupazione, non un ‘usa e getta’, non un lavoro per tre mesi bensì per tre anni”.

E il Sud, definito da governo essenziale per la crescita del Paese?
“La crescita passa anche attraverso il rilancio delle infrastrutture. L’alta velocità, gli snodi portuali e l’annosa questione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria”.

Spread basso, mesi futuri meno negativi, così Lei ha detto. Non la si può accusare di eccessivo ottimismo.
“Questo è un anno in cui è possibile limitare i danni: è un aspetto su cui è bene essere molto seri. La forza di Monti è proprio la serietà e la capacità di fare molto più di quanto non annunci; esattamente il contrario di quello a cui ci aveva abituati Berlusconi. Il 2012 sarà un anno di recessione, ma con politiche adeguate si possono porre le premesse affinché il 2013 sia un anno di crescita. E lo spread che scende è una buona base di partenza”.

Quando si vedranno i primi effetti sull’economia reale?
“Lo spread basso è buono per i titoli dei giornali, mentre le persone hanno di fronte l’inflazione, la disoccupazione. Tuttavia è bene sapere che se il differenziale con i Bund tedeschi fosse rimasto ai livelli di novembre, già a Pasqua il governo – qualsiasi fosse stato in carica – avrebbe dovuto mettere a punto un’altra manovra finanziaria. Spread basso significa meno tasse e meno tagli in futuro”.

Questo governo si è mostrato molto deciso sulla riforma delle pensioni e meno sulle liberalizzazioni.
“Il decreto sulle liberalizzazioni avrà un impatto impressionante. È evidente che, come sta accadendo per la riforma del mercato del lavoro, il confronto intercorso ha dato l’idea di una tela di Penelope. In verità non è stato così e lo si vedrà quando i provvedimenti dispiegheranno i loro effetti”.

I professori si mostrano così efficaci da non far rimpiangere affatto i politici. Nessun timore nei partiti?
“L’Italia ha rischiato di finire come la Grecia. Il governo ha evitato la catastrofe e va sostenuto dai partiti. Le esternazioni di Berlusconi non aiutano affatto e contribuiscono solo a creare fibrillazioni: non usi Monti per i suoi fini, la smetta con i suoi gesti di egoismo. In questo anno che precede il voto, è indispensabile che i partiti cambino la legge elettorale affinché ci si confronti in un bipolarismo dolce che compete al centro e non alle ali estreme. t questo il traguardo a cui tendere”.