Ora che siamo uniti l’alternativa è possibile. E il premier teme il voto

Ora che siamo uniti l’alternativa è possibile. E il premier teme il voto

Intervista rilasciata da Enrico a Simone Collini, pubblicata su L’Unità, lunedì 7 febbraio.

“Ormai è chiaro che Berlusconi ha il terrore delle elezioni anticipate”, dice Enrico Letta. E per il vicesegretario del PD non è un caso che proprio ora che il suo partito si mostra unito prende piede l’ipotesi di un’ampia alleanza costituente. “La nostra unità è la condizione per costruire una coalizione che può battere Berlusconi”.

Come fa a essere sicuro che l’unità registrata all’Assemblea nazionale di Roma abbia basi solide e non si ripeteranno le scene dei mesi passati?

“Perché con questo appuntamento abbiamo completato un percorso che è stato sì di profonda discussione e a volte anche di divisioni, ma che ora ci consente di essere più forti. Il lavoro di Bersani e della segreteria ha recepito molte indicazioni venute in questi mesi dai diversi filoni culturali che animano il partito e tutti i contributi si sono mossi lungo una linea molto costruttiva. È questo che ci consegna ora un partito unito”.

Non la consapevolezza che in un momento di difficoltà per il governo come questo sarebbe incredibile che il principale partito di opposizione si divida?

“Ma guardi che se parliamo di questioni concrete che interessano gli italiani, come abbiamo fatto all’Assemblea nazionale e come dobbiamo continuare a fare, evitiamo di parlare di noi stessi, delle nostre provenienze, e non c’è da fare chissà quali altri ragionamenti. E comunque non è un caso che mentre noi siamo uniti per la prima volta prende corpo l’ipotesi della coalizione alternativa a Berlusconi, che invece le nostre divisioni renderebbero impossibile”.

Dice che neanche su diritti civili e biotestamento, che si vota il 21, vi dividerete?

“No, se nessuno vorrà forzare la mano e utilizzare questi temi come bandiere: Ho molta fiducia che Bindi, per le caratteristiche e il ruolo che ha, saprà guidare il comitato costituito all’Assemblea in modo da trovare le giuste soluzioni”.

Da più parti si sostiene che non si andrà alle urne a breve: lei che dice?

“Che ormai è chiaro che Berlusconi ha il terrore delle elezioni. E ora abbiamo anche capito che la stessa Lega teme il voto, sta abbarbicata al potere e ai posti di governo e ogni tanto brandisce la minaccia delle urne come un’arma spuntata”.

E voi?

“Noi da tempo diciamo che tutto è meglio di questo pantano, ma con la compravendita in corso i numeri per non essere sfiduciati in Parlamento li hanno. Ci aspettano ancora mesi di stallo e noi che ci stavamo attrezzando per i 100 metri dobbiamo invece prepararci per una gara di mezzo fondo”.

Cosa pensa dovrete fare, in concreto?

“Intanto, continuare nel lavoro di sintesi programmatica. Alla prossima Assemblea nazionale, in primavera, tutto il lavoro sui documenti programmatici dovrà tradursi in dieci parole molto forti e facilmente comunicabili. E poi tutto deve riuscire ad arrivare nelle periferie del partito. Dobbiamo mettere in piedi venti appuntamenti regionali, interloquire con la società. E sulla base delle dieci parole, del progetto, dobbiamo cementare la coalizione. Inoltre dobbiamo concentrarci con grande attenzione sulle elezioni amministrative. Ergo, risolvere rapidamente il caos di Napoli”.

Bersani ha detto ai leghisti che con Berlusconi il federalismo non lo avranno mai: ne siete proprio sicuri?

“Sul federalismo siamo pronti ad alzare il livello della battaglia. Deve essere chiaro che se la Lega, che aveva sostenuto che c’è bisogno del più ampio consenso, ora vuole soltanto modificare la Commissione bicamerale e procedere a colpi di maggioranza, da parte nostra ci saranno ritorsioni pesanti dal punto di vista parlamentare. Andremo anche nelle regioni del Nord a spiegare che questo non è vero federalismo, che sono nonne che aumentano le tasse, e che servono soltanto alla Lega come bandiera da sventolare”.

Ai suoi militanti magari va bene così…

“Ai militanti della Lega bisogna far notare che la scorsa settimana si sono combattute due battaglie, una da parte di Berlusconi per gli affari suoi e una da parte della Lega per il federalismo. Sulla prima Berlusconi ha trovato la maggioranza, sulla seconda no. L’ennesima dimostrazione che a lui interessano solo i fatti suoi, non le questioni concrete”.

E l’alleanza costituente? Non è che a voi interessa solo togliere di mezzo Berlusconi?

“No, non c’è solo l’anti-berlusconismo alla base della coalizione a cui stiamo lavorando. L’uscita dal berlusconismo comporterà una fase costituente perché sarà necessario ricostruire un patto istituzionale, ristabilire un rapporto corretto tra Parlamento, governo e potere giudiziario, servirà un ritorno al senso dello Stato, della legalità, dell’unità nazionale dopo gli smottamenti impressionanti a cui abbiamo assistito in questi anni”.