Premier al capolinea, le sorti della legislatura nelle mani del Colle

Premier al capolinea, le sorti della legislatura nelle mani del Colle

Intervista rilasciata da Enrico a Teresa Bartoli pubblicata su Il Mattino giovedì 14 luglio

«Responsabili sì, corresponsabili no»: il vicesegretario del Pd Enrico Letta spiega il no alla manovra e aspetta che «lunedì la palla torni a Napolitano» perché «serve un governo stabile».

L’opposizione dice sì al tempi rapidissimi, no alla manovra. Non è una contraddizione?

«No. C’è una differenza fondamentale tra l’essere responsabili e corresponsabili. Era un dovere aderire alle richiesta del Quirinale e dimostrare responsabilità nazionale: infatti, annunciato l’accordo, la situazione dei mercati si è tranquillizzata e ciò consente all’Italia di affrontare i prossimi passi con la blindatura dei saldi, un fatto importante. Ma non siamo corresponsabili perché non condividiamo la linea economica del governo».

Ma la manovra è stata modificata per favorire l’intesa sul tempi…

«Anche eventuali miglioramenti che arrivassero con l’accoglimento di nostre proposte non cambierebbero la situazione. E c’è una differenza netta di ruoli. A loro sta governare e fare delle scelte. A noi consentire al Paese di dare le risposte necessarie ai mercati».

Allora perché trattare con Tremonti le modifiche?

«Perché non siamo l’opposizione del tanto peggio tanto meglio. Non abbiamo trattato ma presentato le nostre venticinque proposte per rendere meno iniqua una manovra che non condividiamo. Vedremo quanto sarà accolto, ma il governo ha rifiutato di risolvere uno dei nodi cruciali: rendere “pulita” la manovra, cassarne rotture delle regole inaccettabili, come la sanatoria delle multe delle quote latte. È insopportabile che, in questo momento, si usi il decreto per fare marchette».

Parla di responsabilità: non è da irresponsabili chiedere un nuovo governo dopo il varo del decreto. I mercati non chiedono stabilità?

«Appunto, i mercati chiedono certezze. A livello europeo, e considero un brutto segnale l’incredibile leggerezza con cui Angela Merkel mette a rischio il vertice di venerdì. E a livello nazionale: che questo governo continui, così colpito e zoppicante, è il vero fattore di instabilità che i mercati non accettano. C’è bisogno di governi stabili, che nascono da elezioni. Non ho dubbi che i mercati ci darebbero il tempo di votare e dar vita ad un esecutivo solido».

E quali certezze può dare il centrosinistra? È diviso, come dimostra la contrarietà di Vendola al disco verde alla manovra.

«Intanto siamo tutti d’accordo sul fatto che lunedì, dopo il varo della manovra, la palla torni al capo dello Stato: ci fidiamo delle indicazioni che darà e le seguiremo. E la vera novità di questo passaggio è che l’opposizione parlamentare ne esce più coesa. Ha dimostrato una unità inedita nel guidarne percorso e soluzione. Allo stesso tavolo si sono ritrovati Pd, Casini e Di Pietro. Quanto a Sel, è fuori dal Parlamento e certi toni sono comprensibili: penso che, se chiamata alla responsabilità di decidere, avrebbe avuto un altro atteggiamento».

Per un nuovo governo è necessario un passo indietro di Berlusconi. Che è deciso a resistere.

Questa maggioranza non ha la minima possibilità di andare avanti senza un primo ministro. In questi giorni Berlusconi è stato tenuto ai margini da tutti perché a tutti era chiaro che non era in grado di svolgere un ruolo positivo. Lunedì questo sarà evidente a tutti. Attendiamo le indicazioni del Quirinale».

Secondo Fini bisognerebbe trasformare la coesione di questi giorni in sostegno alle riforme. Siete pronti?

«Quello di Fini è un ragionamento che ha senso. Se il capo dello Stato valutasse che ci sono le condizioni per un governo di larghe intese per realizzare alcune riforme, tra cui quella della legge elettorale, valuteremmo seriamente l’opzione. Naturalmente con un primo ministro diverso e di grande profilo europeo».

E sulla legge elettorale cosa direste? Il Pd si è diviso addirittura su due proposte di referendum opposte.

«E per questo è stata convocata per martedì la Direzione: cercheremo un accordo per mostrarci uniti».