Sono gli ultimi giorni di Bisanzio

Sono gli ultimi giorni di Bisanzio

Intervista rilasciata da Enrico a Goffredo De Marchis, pubblicata su «La Repubblica» di sabato 26 giugno.

Mai in questi due anni la reazione del Partito democratico era stato tanto pronta. Dieci minuti dopo la nota del Quirinale il vicesegretario Enrico Letta sente Bersani e rompe gli indugi: «È uno scandalo, Brancher si dimetta». Ma c’è di più. «Questa stagione del berlusconismo mi fa venire in mente un solo paragone storico: Bisanzio e i suoi ultimi giorni. Il premier è in stato confusionale, non capisco come la sua maggioranza possa andare avanti», dice Letta.

Per chiedere le dimissioni il Pd però ha avuto bisogno della sponda di Napolitano.

«Non è così. Sui due più recenti scandali del governo, la mancata nomina del ministro dello Sviluppo economico e la scelta di Brancher, il Pd ha guidato l’opposizione e ha avuto un ruolo nel determinare gli eventi. L’esserci mossi nell’ ambito della correttezza istituzionale ha semmai dato forza alla nostra azione e ha portato l’esecutivo nel cul de sac in cui si trova adesso».

Se Brancher non molla proporrete una mozione di sfiducia?

«Ragioneremo su tutti gli strumenti. Ma sono sicuro: non ci sarà bisogno di una mozione. Non c’ è alternativa alle dimissioni. Brancher non può reggere l’ offensiva contro di lui degli stessi partiti della maggioranza. Dei giornali della maggioranza. E Berlusconi non può permettersi un altro scontro istituzionale».

Il primo colpo a Brancher l’ha assestato Bossi a Pontida rivendicando le deleghe federaliste.

«Ma voglio vedere come reagirà Bossi adesso. Se la Lega ingoia questo affronto sul federalismo autorizza a pensare che sia implicata nelle vicende Bpi-Fiorani per le quali Brancher aveva chiesto il legittimo impedimento. Fu Fiorani a salvare dalla bancarotta l’istituto di credito della Lega, no?».

Su questo caso Berlusconi rischia di cadere?

«A me viene in mente Bisanzio, la sua fine. Il governo è in stato confusionale. Ha comportamenti scomposti, irrazionali. E crede nell’ingenuità degli italiani. Sono certo che le ultime mosse volessero sfruttare la distrazione creata dai Mondiali di calcio. Ma siamo andati oltre ogni immaginazione. Questo significa che Berlusconi non è in buona salute politica. Lo vuole un consiglio, il Cavaliere? Rinvii le intercettazioni a settembre. Altrimenti anche quella vicenda finisce male».

Un altro schiaffo dal Colle?

«Io so che è interesse di tutti avere un presidente come Napolitano in grado esercitare le sue funzioni nel modo corretto e determinato mostrato finora. Aggiungo: Napolitano in questi mesi ha evitato al governo di fare danni peggiori».

Ma se tutto crolla il Pd è pronto a rimettere insieme i cocci?

«Stiamo costruendo l’alternativa e i passi sono quelli giusti. La manifestazione di sabato scorso al PalaEur sulla manovra, per esempio. E le battaglie su Brancher, intercettazioni e ministero dello Sviluppo economico ci hanno fatto recuperare un rapporto con il mondo più attento ai contenuti della legalità. Si è creato un ponte e i primi effetti si vedono. Non è poi piccola cosa aver vinto le elezioni in Sardegna, Sicilia e Trentino. Se in autunno si tornerà a votare in Piemonte, per le scorrettezze elettorali, e alla regione Sardegna, dove c’ è puzza di ladrocinio, vinceremo anche lì».

Un Pd messo male nei sondaggi può affrontare il voto anticipato?

«Prima il governo esce di scena meglio è. Berlusconi vuole le elezioni anticipate? Per noi va benissimo».