Ddl corruzione è solo propaganda per recuperare voti

Ddl corruzione è solo propaganda per recuperare voti

Intervista rilasciata da Enrico a Umberto Rosso, pubblicata su «La Repubblica» di martedì 2 marzo.

«Si vede proprio che Berlusconi ha sul tavolo in queste ore sondaggi preoccupanti sulle regionali».

E perché, onorevole Enrico Letta?
«In fretta e furia licenzia una legge-contraddizione, propaganda, buona solo per tentare di recuperare voti».

Una legge-contraddizione?
«Fra le parole e i fatti, i buoni propositi e i comportamenti concreti».

Qualche esempio?
«Scorrete le liste del Pdl. Saltano all’occhio nomi, vedi la Campania, che secondo il ddl appena varato con tanta enfasi non dovrebbero proprio star lì. Con un mano invocano pulizia, con l’altra praticano il contrario».

Il ddl andava lanciato in pista all’inizio della bagarre elettorale, non a liste fatte?
«Volendo, sarebbero ancora in tempo: basta mettere alla porta chi non risponde ai criteri di pulizia e trasparenza che la stessa loro legge proclama».

Lo faranno?
«Se no, sarà chiaro a tutti dove vanno a parare le belle intenzioni».

Le liste del centrosinistra so – no pulite?

«Pulitissime».

De Luca in Campania?

«Ha avuto perfino il via libera di Di Pietro. Vuol dire proprio che la corruzione non c’entra. E sarebbe ingiusto sottrarre ai cittadini la possibilità di votarlo».

Comunque anche Fini è soddisfatto del ddl: fuori dalle liste i condannati definitivi per reati contro la pubblica amministrazione.
«Ce ne vuole, in Italia, prima di arrivare ad una sentenza passata in giudicato… Forse anche il presidente Fini dovrebbe prendere più in considerazione la tempistica dell’iniziativa, il tentativo di coprire mesi di débacle etica. A me ricorda tanto la dinamica del processo breve».

In che senso?
«Pur di non finire alla sbarra, Berlusconi è pronto a mandare assolti centinaia di corruttori e concussori. Vuole cambiare la giustizia? Rinunci al processo breve. E ne riparliamo».

Sull’anti-corruzione si può aprire un confronto?
«La prima impressione l’ho detta, vedremo meglio nel merito. Pronti, se è il caso, a dare anche il nostro contributo».

Tipo?
«La norma sul fallimento politico degli amministratori. Un sindaco, un governatore che trascinano nel baratro la vita delle città meritano la decadenza. A prescindere dalle responsabilità penali».

A chi pensa?
«Alle tante città-colabrodo. Cosa non hanno combinato con i conti pubblici i sindaci a Catania, Taranto, Palermo… Il fallimento politico è un nodo che va affrontato e risolto. Ma con una legge seria, non propaganda elettorale».