Per Bersani è un vero test. Casini e IDV non vogliono Vendola, ma vinciamo solo con loro

Intervista a Giovanna Casadio, «la Repubblica», 31 dicembre 2009
«La linea politica che Bersani sta portando avanti ha, nel passaggio delle regionali, il  vero triplo salto mortale carpiato».  Come dire: la bontà del nuovo corso bersaniano si misura nelle urne a marzo del 2010. Enrico Letta, il vicesegretario del PD, ammette le difficoltà ma rilancia. «Sono il primo appuntamento che abbiamo di fronte. Avvengono con Berlusconi in ripresa nei sondaggi per fatti non legati alla politica bensì per l’emozione suscitata dall’aggressione di Milano; nel 2005, alle regionali, il centrosinistra ottenne il top».

M è stallo nella scelta dei candidati per le regionali, cosa sta succedendo al PD, onorevole Letta?

«Noi stiamo cercando di essere competitivi nelle 13 regioni dove si vota, questo è il motivo dei tempi lunghi e delle discussioni. Per essere competitivi c’è bisogno di alleanze più larghe e di candidati che le interpretino. Non dimentichiamo che, con la percentuale delle europee, vincemmo solo 3 regioni su 13. Fare solo un lavoro di scelta di candidati al nostro interno non è sufficiente. Il punto chiave della nostra strategia è allargare le alleanze e tentare di far coesistere i nostri alleati tradizionali e l’UDC in coalizioni regionali. Se i tempi si allungano il motivo è virtuoso».

Il caos in Puglia non sembra tanto virtuoso. C’è una lacerazione del centrosinistra causata proprio dalla questione dell’alleanza con l’UDC che non vuole la ricandidatura di Vendola: il gioco vale la candela?

«La lacerazione è stata provocata da un eccesso di personalismo dello scontro tra i due contendenti oggi in campo. Con in più intemperanze intollerabili da parte dei sostenitori di Vendola. Se è vero che per vincere bisogna allargare all’UDC e all’IDV, ebbene entrambi i partiti dicono no a Vendola. Per quanto riguarda Emiliano, candidato più forte e aggregante di Nichi, deve essere chiaro: il PD non è il centrodestra e di leggi ad personam, di cambiamenti di norme a due mesi dal voto, non ne facciamo. Dopodiché si vada alle primarie il più presto possibile».

Sta forse pensando a un terzo candidato per risolvere l’impasse pugliese?

«Non lo so? ci saranno le primarie. L’obiettivo però è sempre l’allargamento della coalizione».

In Lazio siamo all’immobilismo. Dopo lo scandalo Marrazzo, non ci sono candidati credibili e disponibili nel centrosinistra?

«Il Lazio è una partita delicata sia per i fatti traumatici legati a Marrazzo, sia per la costruzione dell’alleanza con l’UDC a cui lavoriamo da settimane. Se vogliamo cercare di vincere, abbiamo chiaro che l’alleanza bisogna che comprenda i centristi e possa strategicamente convincere molti  mondi della Capitale che è meglio, con un sindaco di provenienza AN, come Gianni Alemanno, avere un presidente di Regione di centrosinistra per bilanciare».

Oltre a Zingaretti, che ha detto no, ha un nome?

«Ragioniamo sulla coalizione, il nome di chiude in 3 minuti».

In Campania stesse lentezze.

«Ovvio che adesso si parla delle vicende regionali aperte, ma in Piemonte, Liguria, Marche, Basilicata c’è l’accordo con i centristi: se fossero andati dall’altra parte sarebbe stato serio il rischio di perdere. In Veneto mi auguro che scatti lo stesso meccanismo del Piemonte, che cioè di fronte a un PDL targato Lega, l’UDC pensi di fare con noi il pieno dei voti moderati. Ritengo inoltre scontato che i centristi non facciano l’accordo con il PD in tutte le regioni, però – e mi tolgo un sassolino – da mesi sono oggetto di critiche io e la nostra linea di apertura all’UDC. Finalmente tutto il PD ha capito che l’accordo con i centristi è determinante per le regionali 2010 e oltre».

Persino in Umbria, regione rossa, rischiate per via dello scontro tra la governatrice uscente, Rita Lorenzetti, dalemiana, e il veltroniano ex tesoriere PD, Mauro Agostini.

«Il nodo si scioglierà con una verifica interna. Forse anche con le primarie. A me dispiace che si metta in discussione la Lorenzetti che è uno dei nostri migliori presidenti di Regione».

È l’ennesimo segnale dell’alta conflittualità interna al PD?

«La vicenda umbra ha connotati locali».

Il 2010 sarà l’anno del dialogo per le riforme? Un anno più amorevole politicamente come chiede Berlusconi?

«Le priorità sono le riforme economiche e sociali; si fanno in Parlamento. Sul resto, disponibili ma non alle leggi ad personam. E mi auguro sia l’anno di Napolitano, delle riforme di sistema e nell’interesse dei cittadini».